Taglio dell'erba per gli animali del podere

Taglio dell'erba per gli animali del podere

lunedì 30 maggio 2016

Piove, ed ognuno c'ha il suo male

Piove, dopo una pausa di una settimana.
Piove, in un finale di Maggio che già sapeva di estate.
Piove, anticipando ogni previsione.
Piove, su 5 ettari di fieno falciato ed andanato.
Piove, maledetta la miseria ladra!
Piove, ed il fieno andrà a marcire.
Piove, ed io mi chiedo: cosa farò mangiare agli animali?
Piove, e mi dolgano le ossa come di Novembre.
Piove, e non son mai contento...ri-maledetta la miseria ladra.
Piove, e la solita "signora di turno" mi si lamenta perchè non può godersi la casetta al mare.
Piove, e il solito "signore di turno" mi si lamenta perchè le tre pianticelle dell'orto gli stanno ingiallendo.
Piove, mentre al vicino marcisce il grano che era già maturo per essere trebbiato.
Piove, e penso a quanto c'ho rimesso di soldi e tempo per quei famosi 5 ettari coltrati (aratri), morganati (passati con erpice a dischi), erpicati, seminati a Loietto e Trifoglio Squarroso, ancora erpicati, e poi dopo sei mesi falciati, ranghinati, e...
...e adesso lì a marcire, proprio perchè io sono un bischero e continuo a voler consultare i siti meteo specializzati invece di fidarmi solo dei miei dolori alle ossa.
Piove, ed io sentivo che la perturbazione sarebbe arrivata 24 ore prima di quanto previsto dai professionisti, ma mi son voluto fidare.
Piove, e c'ho rimesso un'annata di lavoro...per 24 ore.
Piove, e non posso fare altro che darmi del bischero, ri-ri-,maledetta la miseria ladra!!!
Piove, ed il prossimo sfalcio preferisco averlo trapassato piuttosto che bagnato.
Piove, ed ognuno c'ha il suo male...


domenica 29 maggio 2016

Racconto di Vita Anacronistica: storie di telecamera e d'Amore (7° parte)

Non ci volle troppo ingegno a comprendere quanto mi stesse accadendo: nuotare nell'Amore, e sentirsi tenuto a galla da questo divenne il sapore più profumato che i miei occhi avessero mai ascoltato prima di allora.
Ero trattenuto nelle mani di Lei,  falena nella notte, che nel semplice seppe darmi l'oltre.
Quei libri oramai chiusi, e quelle risme di fogli appuntati e trascritti, giacevano nell'angolo della scrivania, e lo zaino ben presto fu svuotato per lasciar posto alla musica ed alle nuove idee.
Quel Settembre mi avrebbe aperto al mio primo, vero ed unico Anno Sabbatico: la famiglia mi appoggiava in quella decisione, e lasciai quindi che la leggerezza si sostituisse al senso di colpa.
Lasciare l'Università fu tanto veloce quanto fisiologico: non lo tolleravo più l'odore di quella camera che mi aveva visto conteso fra aspirazione e fallimento, e con una lacrima amara lasciai la chiave di casa nel posacenere dell'ingresso.
Una volta chiusa la porta alle mie spalle, non mi voltai più, lasciando lì chiusi per sempre quegli eventuali rimpianti e rimorsi che non avrei mai voluto portarmi appresso.
La macchina grigia, riempita di vecchie ambizioni, non indugiò neanche quella volta nel riportarmi a casa, cullata e spronata dalle poesie di Faber, dall'inimitabile voce di Freddie, dai cori di Dolores,  dal basso di Jaco, dalla frenetica telecaster di Bruce e dall'acustica e armonica di Bob.
Io facevo ritorno, mentre Lei si apprestava a partire per il suo studiare.
Davanti a quel treno, in quella stazione spoglia e sfollata, la nostra Unione iniziava all'insegna di un treno che partiva, e di uno di noi che rimaneva.
...
Quanti treni ho visto partire...
...
Con il mio ciuffo nero, la camicia a quadri, e quella candela sempreaccesa attendevo le ore notturne per poterla ritrovare, lasciando sempre la finestra socchiusa nella speranza che potesse volare nella mia camera ed apparire su quel minuscolo display verde che tenevo acceso di fianco a me nel letto.
Leggerla era gioia, e l'Amore fu anche questo: una consapevole follia moderata... un'irrefrenabile gioia dolorosa che contaminava ogni centimetro dei miei pensieri.
Il solo pensarla mi faceva nascere un fiore nel petto, ogni volta.
Quei momenti, fatti di frasi brevi scritte da lei prima del sonno, erano grandi regali in quelle notti così lunghe ed in quei giorni fatti di ricerche ed ascolti.
All'indomani del nostro sentirsi, uscivo di casa e subito dovevo recarmi laddove la terra abbracciasse il cielo, sempre salendo, sempre su di una collina o una cima di montagna: lì, una volta seduto e ripreso il fiato, concepivo nuove idee e ne sviluppavo le eventuali concretezze.
Una telecamera prestata dall'Ottavo, un cavalletto improvvisato, un taccuino, una penna blu, una macchina fotografica, e la voglia di far muovere quelle immagini.
Ero bravo, lo riconosco senza superbia alcuna, e sapevo districarmi da quella claustrofobica autarchia dettata da un borsello vuoto e dalla voglia di indipendenza.
Babbo e mamma, come anche i miei nonni, pazientavano senza pressare mai su quel mio fare diurno, osservandomi incuriositi nelle prime realizzazioni ed in quella trasformazione da camera da letto a studio di montaggio.
Ma la notte, proprio quando accoglievo le notizie di Lei, la mia mente correva al futuro (ancora una volta nella mia vita...) ed a quel Podere che sapevo un giorno sarebbe stato mio: pensavo a quel sogno di Vita oramai modificato, ed a come avrei mai potuto far conciliare la telecamera con la zappa.
E mentre i treni partivano, e gli a tra poco si sommavano, affinavo quella tecnica improvvisata, e poco a poco mi proponevo al resto del mondo con quelle mie nuovi vesti.
Un paese è piccolo, e ci vuol poco a diventare "personaggio", ed ecco che tra matrimoni ed eventi ero sempre lì in prima fila a fare il mio dovere, tentando di raccogliere quel poco che bastasse per non farmi sentire un mantenuto in casa dei genitori.
Giorno dopo giorno quello sforzo era ricompensato dalla soddisfazione, e ben presto mi spostai dalla camera di casa agli studi televisivi: una piccola emittente scommise su di me, e da quel momento capii che quella mia nuova Passione era ufficialmente divenuta una professione.
Partito in sordina, perlopiù nella speranza di apprendere, mi resi disposto e disponibile, accettanto di servizi più disparati, e non mettendo limiti etici o "di stomaco".
Fu così che il mio primo servizio fu su un'incidente mortale: un giovane in moto che si era schiantato in curva.   Arrivai che ancora non lo avevano coperto con il lenzuolo bianco, e mi fu fatto cenno di passare dal maresciallo che sovraintendeva quei delicati momenti: la discrezione ed il sangue freddo non s'insegnano, e quel primo filmato fu spontaneo, senza dolore o repulsione, senza vergogna o diniego.
Capii da subito che con quella telecamera in mano avrei saputo essere dentro e fuori alle immagini, rispettoso (quello sempre e comunque) ma audace.
Tante le facce filmate, e tante le storie raccontate, lasciando che il Tempo facesse maturare tanto il professionista quanto l'uomo che stavano dietro a quella telecamera: cercando ogni volta di carpire quanto la Vita distribuisse al prossimo, che di gioia o di tristezza si trattasse, e facendo tesoro di quel grande insegnamento a cui ero fortunatamente esposto.
Ben presto fui premiato, e mi furono proposti servizi considerati più importanti, i primi speciali, e la possibilità di fare anche il cameraman di studio: era il duemilatre, e quei sessantaquattro mila chilometri percorsi tra una storia e l'altra mi avevano fatto meritare le mie prime dirette televisive.
Una televisione locale non può farti montare la testa, e le mie aspettative erano rivolte a quell'opportunità che avevo di imparare lavorando.
Me ne stavo in un angolo, aspettando la chiamata per un'uscita, ed intanto osservavo chi di regia se ne intendeva, o piuttosto mi mettevo a disposizione di chi trascorreva intere giornate nelle calde (e spesso puzzolenti) stanzette del montaggio video, oppure affiancavo un tecnico per campire qualcosa di più sul suono o sulle illuminazioni.
Nei mesi ero divenuto una sorta di factotum, felice di esserlo, che trascorreva oramai tutte le sue ore diurne gestendo immagini in movimento.
Ma quando staccavo...avevo bisogno di campagna.
Proprio in quel periodo capitò una grande occasione, e con tutti i miei risparmi acquistai un castagneto non troppo distante da casa: era lì che mi rifugiavo, spogliato di quel gilè e di quella camicia a quadri, ed acquisivo odore di legna tagliata, di motosega, di terra e di fuoco.
Che si trattasse di funghi, di legna da ardere, di erbette selvatiche o di castagne, io dovevo muovermi tra quei silenzi di bosco, e fondermi con quelle armonie tanto antiche.
Camminavo, e guardavo le fronde che lasciavano scoprire il sole, e facevo lunghi e profondi respiri: era un contrappasso, e dove prima ero chiuso con un computer a respirare aria viziata ed a "lobotomizzarmi" con quelle immagini tanto piccoli, adesso con ampie falcate seguivo la pista di un cinghiale, ripulivo un sentiero, accendevo fuochi per compagnia o facevo la punta ad un bastone.
Ero felice in quel luogo, ricaricato di quel Bello e Tanto.
C'era (e c'è ancora) una pietra su cui mi sedevo al tramonto, rinominata da me "il sasso del pensiero" perchè era lì che attendevo il crepuscolo tra odore di tabacco, sapore di legna e musica di armonica.
Su quel sasso sono nati così tanti pensieri che oggi vivo quotidianamente.
Su quel sasso io pensavo a Lei lontana (ma sempre vicina) ed al Podere.
Su quel sasso una sera di dicembre capii che era il momento di cambiare, e che una maggiore stabilità economica mi sarebbe occorsa per indirizzarmi proprio a quel futuro tanto agognato.
Per tale scopo la televisione mi andava stretta, e sentivo come certa la necessità di indipendenza: aprire una ditta di produzioni video non fu una cosa difficile, ma rischio ben presto di rivelarsi come una follia.
Rimanere nel paesello era di perse Anacronistico, ma pretendere di edificare un tale sogno proprio in quel luogo era percepito come un gesto assolutamente sconsiderato, eppure io ne ero convinto e dovevo provarci.
Il mio ottimismo voleva vincere, seppur fosse quasi impossibile pensare di vivere (non solo quel nuovo progetto) in un luogo che apparentemente mi tagliava le ali ad ogni idea, mi respingeva e che stentava a prendermi sul serio.
Essere preso sul serio: questo è un tema che ha sempre accompagnato la mia Vita, e sul quale ho combattuto le battaglie più silenziose e dolorose.
Entravo ed uscivo dalle chiese, dai municipi, dalle piazze e dagli stadi: sempre presente, ma questa volta tentando di vendermi con quella professione dal nome così complicato per i miei compaesani e per i vicini.
Videomaker...e non volevano proprio intenderlo.
Videomaker...e continuavano a storpiare quella parola.
Videomaker...ed alla fine ero "quello dei filmini" che chiamavano per le cose (spesso) più noiose e lunghe (e naturalmente peggio retribuite).
Come un moderno Don Chisciotte andavo a sbattere quotidianamente contro i pregiudizi e le ristrettezze mentali di privati, ditte, associazioni ed enti.
"Non puoi fare il Sergio Leone della situazione...ogni volta!"
"Pensa a far ciccia e fregatene della tecnica!"
"Secondo me perdere tutto codesto tempo per dei lavori che non capiranno mai..."
Queste alcune delle frasi che alcuni professionisti navigati mi rivolgevano quando mi vedevano lavorare.
Eppure per me c'era così tanto bisogno di far le cose bene, senza approssimazione, e mettendoci al loro interno quel poco di poesia o romanticismo che tanto adoravo mettere nella mia Vita.
Uno spot di un canile diventava trentasecondi di simpatia, un matrimonio era una storia da raccontare, una partita di calcio erano facce di tifosi colme di passione.
Ogni cosa tentavo di farla al meglio...
Ed un giorno quasi inaspettato mi fu proposto qualcosa di sensazionale: andare nelle scuole medie e parlare agli studenti di cinema e...provare con loro a fare cinema.
Questo fu il premio ricevuto dopo tanti sacrifici e fatica.
La soddisfazione di tale ingaggio mi fece ridere per almeno due giorni consecutivi, e quel senso di leggerezza prevalse su quella pesante situazione del mio conto in banca
Curiosità avide, intraprendenza, chiacchiericci, domande banali, domande fenomenali: ero diventato una sorta di insegnante, ed in mezzo a tutte quelle testoline fresche e frizzanti, anche i miei pensieri volavano alti come non mai.
Riassumere quanto mi fu dato da quei bimbi non è per me cosa possibile, e neanche dopo tanti anni saprei descrivere quella soddisfazione: mentre io insegnavo a loro, loro insegnavano a me e mi spronavano a non abbandonare mai i miei Sogni.
 Lei si stava per laureare, e già tre anni erano trascorsi tra storie di telecamera ed Amore.
Fu in quel momento che decisi di uscire dal nido per non farvi mai più ritorno, mettendo per la prima volta il mio nome su di un campanello e trasferendo bagagli, pacchetti e speranze in quella nuova casa.
I tigli ed i lecci a quindici metri dall'uscio di casa, il bosco a trenta passi e quell'orto sotto alla terrazza mi facevano sentire in campagna pur vivendo nel paese.
Una pianta di lavanda fu trapiantata in un vecchio vaso di coccio, e la mia prima notte in quell'appartamento trascorse insonne e con il cuore che cantava contentezza.


Queste le altre parti del racconto:
http://agricoltoreanacronistico.blogspot.it/2016/02/racconto-di-vita-anacronistica-per-un.html


lunedì 16 maggio 2016

Freddo di Maggio: tra pioggia e camino

Pareva impossibile, e quelle temperature di metà Aprile facevano immaginare chissà quali prospettive.
Ad Aprile la vigna stava letteralmente esplodendo, correndo con una vegetazione mai vista per quel periodo.
Il prato ed il pascolo erano verdi e ricchi, come le chiome dei tanti alberi da frutto.
Le galline andavano a cova, ed il camino acceso faceva soltanto compagnia (e non più bisogno).
Caldo, da camicia e maniche tirate su, da uggia serale per quel piumone invernale, dal pizzicore che la maglina di lana iniziava a dare.
Caldo, troppo, ed era soltanto metà Aprile.
Un mese dopo è accaduto l'esatto opposto: freddo e pioggia, pioggia e freddo, freddo, pioggia...ed ancora pioggia.
La tremenda gelata tardiva qui non è arrivata, ma la notte siamo arrivati a 4°C, portando il camino a tornare di bisogno, e mettendo i calzettoni di lana come primi alleati del mattino agricolo.
Freddo, certamente antipatico, che ha frenato tutto, urlando nelle orecchie della vigna quanto la Natura potesse "livellare" ogni cosa: per il tanto caldo anticipato prima, adesso tanto freddo posticipato.
E le notti si son fatte insonni per la preoccupazione del giorno successivo, e quel "perdere il sonno" ha appesantito il passo molto più della tanta mota (fango) che si è appiccicata in giorno prima continua  sotto agli stivali e ad appesantire ogni mio passo.
Le galline hanno rotto la cova, il prato ha rallentato la crescita, i frutti appena allegati sono iniziati a cadere.
Le piante di patata, prima spavalde oltre la pacciamatura, adesso appaiono come rimboccate sotto a quella protezione.
Le poche piante di carciofo hanno frenato (se non arretrato) la loro crescita, e la mignola degli ulivi si è messa in pausa.
Le api, che sciamavano e producevano, adesso paiono disorientate, e si son messe a mangiare le scorte del proprio miele appena stivato.
Io guardo il camino, spento più per volontà che per esigenza, e penso che ho finito la legna segata, e che tutto vorrei tranne che ri-impugnare la motosega di mezzo Maggio.
La pioggia poi ha condito il tutto, allagando la vigna e rendendo impraticabili i campi.
Il grigiore, misto a nebbia, porta (e porterà) preoccupazioni per le viti,mentre le pozzanghere non vogliono asciugarsi.
La Natura (appunto) ha livellato, portando quanto prima aveva tolto.
Se viene il caldo il fieno sarà tanto.
Se viene il caldo le ciliegie parranno poponi.
Se vien caldo l'orto riprenderà vigore.
Se vien caldo sortirà anche qualche fungo.
Se vien caldo potrò togliermi questi stivali, umidi e ghiacci, che tanta mota hanno raccattato anche in quest'ultima annata.
Se vien caldo...magari mi lamenterò per il caldo, da buon Agricoltore quale sono.

Maggio...ogni volta mi fa diventar matto: pare un bimbo che fa le bizze.

lunedì 9 maggio 2016

GLIFOSATI: siamo quello che mangiamo

Questa mattina, ascoltando la radio durante un momento di pausa, ho sentito che ne parlavano alcuni giornalisti...
Quest'oggi, leggendo un quotidiano, ho letto un articolo a riguardo...
Questa sera, scorrendo tra i vari TG, molti erano i servizi dedicati all'argomento...
Tutti parlano dei Glisofati.


La IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) lo ha dichiarato come probabile cancerogeno per l'uomo...

L'EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) ha detto che è improbabile che possa
costituire un pericolo di cancerogenicità per l'uomo...

Ci sono molte petizioni on line per interdirne l'utilizzo.
Ci sono autorevoli associazioni che hanno preso nette posizioni contro tale composto chimico.
Ci sono sconosciuti e conosciuti che stanno lottando da mesi (se non da anni) affinchè l'Italia e l'Europa mettano il divieto d'utilizzo di questo VELENO.  
Perchè di VELENO stiamo parlando, e su questo saremo tutti d'accordo.
Non un ERBICIDA (DISERBANTE) a caso, ma il più diffuso in Italia, ed in Europa, che viene impiegato per un numero impressionante di ettolitri ogni anno, e che è facilmente ritrovabile in oltre 700 prodotti specifici per il diserbo.
Entro il prossimo mese di giugno la Comunità Europea deciderà se rinnovare (o meno) l'autorizzazione per l'utilizzo di questo composto.
Non spetta a me fare la lezioncina su cosa sia un diserbante, ne sulla storia di questi Glisofati, ma esorto tutti i lettori di questo Blog a documentarsi ed a spendere del tempo per farsi una propria idea, ricordando a tutti che...siamo quello che mangiamo!


lunedì 2 maggio 2016

A Voi che leggete: Argomenti Scottanti per l'Agricoltore Anacronistico

Questa notte non dormivo.
Questa notte ascoltavo il rumore della pioggia.
Questa notte ho riflettuto a lungo.
Ho pensato a questo "angolo" nella Rete estesa, dove riverso i miei pensieri, ed ho pensato a come in tutti questi anni ho voluto insistere su determinati argomenti, piuttosto che tralasciarne di altri magari più importanti.
La Vita al Podere, le lavorazioni, gli animali e le piante, il clima e le sue bizzarrie, le attese, le corse affannate, la fatica, le soddisfazioni, le aspirazioni, le delusioni...temi da me affrontati nelle ormai tante pagine riempite di inchiostro (virtuale), ed affidate a gli occhi di quanti hanno voluto, saputo e potuto fermarsi a leggere.
Sempre sottolineando come l'anonimato del sottoscritto fosse fondamentale per lasciare spazio alle idee piuttosto che alla faccia.
Sempre sottolineando come il tempo in cui vivo fosse tanto avanti quanto indietro a quello dove (forse) avrei potuto (saputo?) trovare una collocazione migliore.
Ho parlato dei miei polli, constatando che tale argomento è il preferito da voi lettori, ed ho parlato di vino naturale e/o di decrescita felice e/o ho postato video...constatando che la cosa vi interessava assai meno.
Non mi son curato molto dei vostri gusti, ma sono andato avanti con il mio ragionare, sicuro della personale necessità di aprirmi e condividere su vari fronti.
Più volte mi avete chiesto dove vivessi (provincia, comune, etc), ed altrettante più volte mi avete chiesto di aggiungere foto: da improvvisato bastian contrario ho ignorato tutto questo, pensando di non offrire un "servizio a richiesta" ma semplicemente di affidare alla spontaneità la direzione del mio operato.
Alcuni lettori li ho persi nel tempo, svaniti dal virtuale o piuttosto approdati sui social media (assai più accattivanti di questo angolo).
Altri lettori si sono aggiunti dimostrando da subito costanza ed affetto.
Confesso a tutti voi che soltanto ad inizio 2016 ho iniziato a leggere le statistiche di questo Blog, e sono rimasto colpito da quanti lettori abbiano raccolto questi miei pensieri.
Quasi per timidezza, certamente con un pò di vergogna, ho appreso quanto le parole di Enne (ve lo ricordate?) si siano dunque dimostrate veritiere.
Lui, che in questo angolo è l'unico Amico che conosce tanto il mio tono di voce quanto il mio modo di parlare, assieme ai miei due genitori (che mi leggono più o meno di nascosto) sa quanto io sia realmente l'Agricoltore Anacronistico che qui descrivo a voi.   E proprio lui, durante una passeggiata fatta sul lungomare la scorsa primavera, mi disse che questo mio raccontarmi sarebbe ben presto divenuto un vero e proprio impegno.
Impegno, preso verso chi non ha volto ma solo firma virtuale, verso i tanti anonimi che mi leggono, verso chi arrivava per caso, per sbaglio o in cerca di una consultazione: un impegno crescente che avrebbe potuto portarmi ad una maggiore esposizione.
Eccezion fatta per le tre persone nominate prima, per mia moglie, e per pochissimi altri, io non devo avere un volto, e nel quotidiano continuo a nascondere questa (doppia???) identità anche e sopratutto con chi avrebbe le capacità per far aumentare le visite su questo Blog.
Ma appunto, essendo io persona lontana dalle classifiche, dalle gare e dai numeri, ho continuato a fare silenzio, lasciando che fosse il passaparola a far conoscere alla gente questo angolo .
Lo scorso settembre, partecipando ad un incontro tra agricoltori, mi è capitato di sentire con le mie orecchie una mia citazione fatta sul Blog, sentendo pronunciare da altri anche le parole "Agricoltore Anacronistico" in un chiaro riferimento ad una discussione aperta qui tempo addietro.
Sinceramente la cosa mi ha fatto...senso, non so spiegarlo bene...
E quelle parole di Enne hanno continuano a rimbalzarmi nella testa per tutti questi mesi, sino proprio a questa notte portandomi ad alcune conclusioni.

La prima è certamente che io devo ringraziare quanti di voi si son fermati, fosse anche solo per un attimo, a leggere questi miei pensieri: siete stati sempre gentili, disposti e pazienti nell'accettarmi con i miei modi di fare POCO "da virtuale".

La seconda è che, attraverso molti dei blogger che hanno peregrinato tra queste pagine, mi è stato dato modo di conoscere altri Blog, e di "entrare" quindi nelle Vite di quanti abbiano avuto il desiderio di condividersi nella Rete.
Ecco che ho visto pance farsi bimbi, e bimbi farsi grandi; ho visto edificare case, nascere imprese, morire passioni; mi sono commosso leggendo della tanta Poesia che c'è nelle Vite raccontate, spesso anche soffrendo delle sofferenze altrui; cani scodinzolanti, fiori e luci, sensazioni e paure trasmesse attraverso le parole di altri, ma sempre accolte in modo indelebile nella mia Vita.
Ai Blogger che passano di qui rinnovo quindi la stima e il sincero ringraziamento per la loro voglia di condividere.

La terza cosa che ho capito è che veramente io NON CI SO FARE: scrivo per come parlo...parlo per come penso... senza filtri, ed in un italiano quasi sempre "appiccicato", in una grammatica fortemente sgrammaticata, con tempi troppo lunghi, e lunghe parentesi aperte per poi chissà quando essere richiuse.
Mi invento un modo di raccontarmi che è dettato dalla spontaneità e non certo da quella furbizia (detto con accezione assai positiva) che dovrebbe avere chi vuol comunicare con sempre più persone.

E poi ho capito un'altra cosa, importante e fondamentale: non ho mai preso posizione ad una o più delle tante battaglie/crociate idealistiche/posizioni che nella Rete (e nel Quotidiano) si suole prendere parte.
Lasciando perdere tutti quegli argomenti che poco o nulla potrebbero avere a che fare con l'Agricoltura, ho certamente omesso di parlare/parlarvi/ascoltarvi su temi importanti come i Glifosati, oppure come il Veganismo, oppure come la Lotta Contro la Fame nel Mondo, piuttosto che parlare delle Trivelle nei nostri Mari, o anche prendendo posizioni sulla Caccia, sulla Pesca, o sulla Deforestazione, o sulla Desertificazione, o anche sull'Olio di Palma piuttosto che sugli OGM...
...e potrei andare avanti ancora per molto, elencando quei temi con cui (sempre secondo le parole pronunciate da Enne) dovrei impegnarmi maggiormente, piuttosto che accennarli in discorsi più ampi.

...
La notte è stata lunga.
E mi ritrovo a scrivere qui con l'ennesima filippica, parlando questa volta di Impegno.
IMPEGNO...lo sto appena prendendo ufficiosamente, nei tempi e nei limiti che la mia persona sappia sostenere, cercando di continuare a parlarvi dell'insalata dell'orto, del trattore, delle rondini, o della pioggia, ma...ma anche affrontando dei temi che potranno rendermi ancor scomodo/antipatico a quanti non la possano pensare come me.
Credendo che la Rete non sia un luogo dove riversare frustrazioni, livore, cattiverie e oscenità, apro a tutti la possibilità di usare questo angolo per dibattere anche di quei temi che sino ad oggi sono stati solo accennati e mai affrontati... di petto.
Saremo in grado?
Sarò in grado?