Taglio dell'erba per gli animali del podere

Taglio dell'erba per gli animali del podere

venerdì 30 dicembre 2016

Fine 2016, tra bilanci ed auspici

Come il precedente, anche questo Post è oramai una consuetudine.
Finisce l'anno, ed immancabile arriva il resoconto della mia Vita al Podere...ed immancabili arrivano gli Auspici per l'anno che verrà.
Ma procediamo con ordine.
L'anno 2016 è iniziato un pò come era terminato l'anno precedente: con un inverno POCO-inverno, con il cantiere al Podere, e con mille cose da fare ed altrettante da desiderare di fare.
Da subito l'Anno si è dimostrato favorevole ai lavori di carpenteria, muratoria, saldatura e (poca) falegnameria: il mazzuolo, lo scalpello, la martellina, le paiuole, le cazzuole, le spatole, la carta vetrata, il trapano, il piccone, la squadra, la livella, il metro a nastro, il metro di legno, la saldatrice, il frullino: tutti utensili che sono stati compagni dei tanti mesi di cantiere fuori e dentro la casa.
Scoprire che non bisogna sempre fidarsi di chi non esprime fiducia: prima regola del gennaio, dove il sabbiatore ha completamente toppato il lavoro sulle travi, guastando legni di oltre un secolo.
Curarsi la tracheite per le imprecazioni che il sottoscritto ha tirato di conseguenza a quanto accaduto sulle travi.
Ed ancora, mai usare il compressore per trattare con l'olio di lino le suddette travi: i muri ne rimarranno inevitabilmente intrisi, e neanche la Cementite riuscirà a coprire tale danno.
Ed ancora la tracheite che imperversa frutto di una mitragliata continua di imprecazioni.
E poi, i muratori, ogni giorno fuori e dentro casa, e vivere accampati in casa, con un fornello da campo appoggiato in terra o su di una pila di mattoni, tra ballini di calcina, calcinacci alti ovunque, e polvere da togliere con la pala.
Mia moglie, eccezionale come non mai, non si è mai sgomentata, e riusciva ad essere propositiva anche quando eravamo in condizioni assai complicate.
Non un giorno, non una settimana, ma otto...OTTO mesi di lavoro, per buona parte fatti in economia, durante mesi freschi, umidi, umidissimi, con le finestre aperte (o addirittura eliminate), la porta aperta (o addirittura abbattuta per poi essere ricostruita), e tanto lavoro.
Lavoro che si è sommato a quello del Podere, quello di sempre, che ci da da vivere e da essere impegnati durante le giornate, e poichè la moltiplicazioni delle ore diurne non mi è ancora riuscita, come funamboli ci siamo inventati dei ritmi assai strani, fatti di muri da abbattere alternati alla mungitura, calcina da impastare alternata alla potatura, mattonelle da fissare alternate alla lavorazione dei terreni...
Ma tutto fatto con soddisfazione, la soddisfazione di riuscire a modificare (finalmente!!!) quelle cose che proprio non andavano bene, coibentando il tetto, e rifacendone nuova la copertura, rifacendo (e risanando) il marciapiede, rifacendo di sana pianta la cucina (adesso in muratura tutta in travertino e legno), facendo nuova la camera da letto ed inventandoci una grande cabina armadio, abbattendo e ricostruendo il camino, facendolo diventare termo-camino, tra mille lavori di idraulica, boiler di accumulo dell'acqua calda, scambiatori, e radiatori che FINALMENTE hanno un senso e sono divenuti funzionanti.
Passare da 13° in sala ad averne 18° è stato un bel regalo che questo 2016 ci ha dato.
Comodità, praticità, bellezza, solidità...la casa ha acquistato questo, dopo tanti inverni passati nel freddo (quello vero), a dormire con tre coperte, mutande di lana e non solo...a sbattere i denti se il camino si spegneva, ed a vivere di fronte alla cucina economica.
Ricordo ancora quando quella mattina il bicchiere d'acqua sopra al comodino fece la brina...
Ma il 2016 è stato anche altro.
Un anno di tanto lavoro nella vigna, con l'oidio che è stato bastardo come mai prima d'ora, la vendemmia non abbondantissima, le fermentazioni poco regolari, ed il patema d'animo per tutto quel lavoro che rischiava di compromettersi.
Un anno di tanto olio, ottimo olio, ed un anno di orto dove abbiamo fatto i pomodori per almeno un reggimento.
Mia madre, instancabile cuoca di casa, riceveva quotidianamente un paniere di verdura, che sapientemente "rigirava" in conserve, sottoli, sottaceti, salse, e chissà quante altre leccornie: mentre i lavori di casa ci tenevano impegnati anche in estate, era lei a provvedere a tutto questo lavoro, coadiuvata da babbo che è stato un agricoltore provetto, tra carriole di letame, ore trascorse nell'orto, e molto altro ancora.
Ci siamo lasciati aiutare, come mai forse prima d'ora, ma era evidente l'affanno per quel nostro vivere.
Ma con l'estate è arrivata anche la Vacanza: dopo tempo immemore, ci siamo concessi questo lusso, quasi obbligati dalla necessità di staccare, e siamo partiti con la macchina da un giorno all'altro: sei giorni di viaggio, di calura, di riposo.
Gli animali al Podere non hanno vissuto una delle migliori annate.
Le capre, ancora attanagliate da questa cattiva malattia (la toxoplasmosi), hanno continuato ad avere aborti, sotto lo sguardo consapevole e scoraggiato del sottoscritto: il latte è quindi stato poco, ma come per il 2015, anche quest'anno ho provveduto io a trasformarlo in formaggio, mentre mia moglie si è certamente occupata di molto altro.
Il maiale, per la prima volta al Podere, non lo abbiamo tenuto: macellata l'ultima scrofa (febbraio 2015) non abbiamo più avuto parti, ed un pò per mancanza di tempo, ed un pò per infingardia, non ho allevato nuovi suini: quindi niente prosciutti, spalle, guanciole, reigatini...e sopratutto niente carne buona da consumare.
I polli hanno vissuto il loro anno horribilis, con ingenti perdite a causa dei predatori (in un'intero anno è scomparso circa il 30% dell'allevamento), due uniche cove (per un'unica chioccia sopravvissuta alla mattanza e la fedele tacchina), e pochissimi pulcini di rinnovo (e quasi tutti maschi).
Per quanto riguarda la produzione di uova, quella invece è stata a dir poco fantastica: mai avuto così tante uova da non riuscire neanche a piazzarle.
In questo 2016 sono ritornati al podere i piccioni (ho preso 3 coppie che custodisco gelosamente), per adesso posizionati in una struttura provvisoria, in attesa della realizzazione della tanto desiderata volierona.
Le api hanno prodotto pochissimo miele, ed ho lasciato che se lo rimangiassero senza doverle poi governare io: mi è parsa la cosa più saggia da fare.
In questo 2016 mi son rotto le scatole, ed ho detto basta ai conigli: da sempre non molto amati dal sottoscritto, tanto nell'allevamento quanto nel piatto, quest'anno hanno avuto problemi con la riproduzione, e la madre si è rimangiata la prole per ben tre volte.  Quando le cose non vogliono andare...è inutile forzarle: un pò di pausa farà bene a tutti, e sin chè nel congelatore ci saranno non ne sentiremo la mancanza.
Mi dispiace se posso apparire CRUENTO parlando così, ma a differenza di tante altre persone, io gli animali li allevo con uno scopo ben preciso, all'interno della ciclicità e della necessita che la vita di campagna impone: mangiamo poca carne, e mangiamo solo la carne degli animali da noi allevati.
Come ho detto e ridetto molte volte, in tutto questo c'è un equilibrio ben preciso, fatto di scambio e rispetto, custodito nel cuore, nella mente e nelle viscere di chi vive di questo lavoro.
In questo 2016 sono accadute cose importanti nella mia famiglia, sono stati compiuti passi importanti..fondamentali, ed è stata fatta chiarezza su quelle che sono le opinioni di molti di noi: ci sono state lacrime, spesso lacrime amare, stupore, abbracci infiniti, gioia, ed...entusiasmo.
Eccolo l'entusiasmo, proprio quando qualcuno mi rimproverava di averlo perso, è stato ritrovato in quelle cose che contano davvero per me, e questo anno mi ha fatto riappropriare (almeno agli occhi di chi riteneva lo avessi perso) l'entusiasmo nella mia Vita.
Intorno a me c'è stata tristezza, c'è chi ha vissuto l'abbandono, ci sono state malattie, ma anche nascite, frasi dette con il cuore, ancora abbracci, e palesi vaffranculo.
La Vita è così, mai monotona, e questo 2016 ha voluto rimanere fedele a questa regola.
Ma guardo avanti, a quello che tra poche ore sarà il nuovo anno.
Guardo agli ultimi due mesi trascorsi da leone in gabbia, e penso che inizierò l'anno senza stampelle...e sono felice.
Guardo a questo nuovo anno, consapevole che i lavori al podere saranno terminati, ed i lavori di ampliamento per adesso non si potranno fare.
Ma c'è un frutteto da piantare, ci sono tanti recinti da fare, ed...una stalla nuova da costruire: non vedo l'ora.
Dovrò dedicarmi alle api, imparare a fare meglio, e capire come e dove sbaglio, per cercare di rimediare ed ovviare.
Sarà un anno in cui passerò più tempo con i cavalli, ampiamente trascurati in questo ultimo trascorso, e metterò un maiale.
E poi, molte prove mi attendono, alcune delle quali mai fatte prima d'ora: le affronterò, sempre, con determinazione, convinzione, e la voglia di riuscire.
Guardo all'anno che sarà, e già stanco mi metto comodo nella poltrona davanti al camino, consapevole che giorno dopo giorno, un passo alla volta, lo affronterò senza arretrare mai di mezzo passo.
E questo Blog?
Ho imparato a consultare le statistiche, ed ho constatato che in questo 2016 siete raddoppiati, arrivando ad avere tantissimi lettori da molte parti del Mondo.
Ne sono lusingato, e vi ringrazio: anche per questo mi impegno, per il futuro 2016, a NON CAMBIARE, fregandomene altamente delle tendenze, dei social, delle foto ruffiane, dei filmatini divertenti, e sopratutto di "fare numero".
Io sono così, proprio come questo Blog: spesso logorroico, talvolta troppo silenzioso, diretto, educato, arrabbiato, innamorato, fantasioso, "di parte", obbiettivo, consapevole, ignorante, polemico, sgrammaticato, stoico, solitario, e sopratutto....Anacronistico.
Grazie a tutti.
Buona Fine E Buon Principio


venerdì 23 dicembre 2016

Natale 2016

Confesso di essere tradizionalista ed abitudinario.
Mi sono detto tante volte che io potevo farne a meno, che per me non era più una cosa importante, che trovavo addirittura sciocco continuare in questa via ma...

...la Lettera a Babbo Natale continua ad essere un mio chiodo fisso, un piacevole chiodo fisso.


E' l'antivigilia, il miglior momento per scriverla, ed ascoltando le dita sbattere sulla tastiera, ricordo di un me bimbo, con tanto di penna e foglio, che scriveva chissà quante cose affidando quella lettera (all'epoca era ancora la letterina) solo al cassetto della scrivania.
Salvo un paio di occasioni nei primissimi anni delle elementari, on ho ricordo di averla mai lasciata sull'albero o imbucata nella cassetta delle lettere.
La mia lettera era qualcosa di intimo, qualcosa di magico, che solo Lui avrebbe saputo trovare, camuffata tra i tanti temperini, la bussola, quel rotolo di spago ed il nastro adesivo nero.
Il momento più gradito era proprio quello della notte della vigilia, quando aspettavo, tendendo ogni mio senso verso il corridoio con la stufa a legna...verso la sala addobbata a festa.
Quanta emozione...a ripensarci mi viene il batticuore.
Una magia, che sa di calore di stufa a legna, di vento che fischia dalla finestra, di coperta tirata su a coprire le orecchie, di odore di flanella lavata di fresco, del crepitio del fuoco, e dell'odore lontano di pino e ragia.
La Lettera, custodita in quel mio posto segreto, veniva solo dimenticata, eccitato per quell'emozione dell'attesa, e concentrato ad intercettare un suo passo falso e qualche rumore che potesse tradirlo. La Lettera svaniva, proprio in quell'istante, ed all'indomani l'avrei bruciata, non curante di quanto effettivamente fosse servita: sarei stato felice, felice per la sua visita, a prescindere.
Una sera, proprio mentre vestivo il pigiama e mi stavo mrpeparando per dormire, suonarono alla porta ed entrò in casa qualcuno camuffato da Lui, posticcio ma simpatico, e per rispetto ai miei genitori (che avevano organizzato il tutto), mi lasciai trasportare da una qualche enfasi, e stetti al gioco.
Mi portò qualche vagone dei miei adorati Trenini LIMA, e comunque l'esperienza valse la soddisfazione: un regalo che avevo chiesto proprio nella lettera scritta la sera prima, e portata da un simil Babbo Natale magro, poco pratico e con una barba assai improbabile.
Se ne andò, lasciandomi con il sorriso, e con la convinzione che assecondarlo fosse stata la cosa più giusta da fare: la notte dormii, e l'indomani trovai tanti regali sotto all'albero.
Nel tempo, negli anni, sono cresciuto, continuando a spronare, a tentare di convincere, a forzare nelle persone a me vicine quella voglia di Magia.
Nel tempo, negli anni pareva che non ci fosse più capacità, necessità, volontà di ritrovare quella Magia: intorno a me trovavo sempre tanto scetticismo (prima), e distacco (dopo).
Crescevo dentro quel maglione, indossato ogni vigilia, e la barba che aumentava non cancellava il mio sguardo di bimbo, neppure quando andai a vivere da solo: ogni vigilia c'era una festa, ogni antivigilia c'era una lettera per Lui.
Nel tempo, negli anni, sono arrivato ad oggi, quando la barba inizia a farsi bianca, ed ancora manca un bimbo a cui trasmettere questa voglia di Magia.
Non c'è tristezza per questo, e nell'attesa scrivo questa mia Lettera, proprio nel giorno dell'antivigilia di Natale.
Caro Babbo Natale, da qualche anno ho posato la penna a favore di una soluzione più tecnologica, certo che anche tu ti sarai adeguato e non avrai difficoltà a leggere qui ansichè frugare nel cassetto di quella vecchia scrivania.   Ti scrivo, come per tradizione, proprio in questo giorno, nella volontà di non apparire né troppo ansioso né troppo ritardatario: mi piace questo giorno dell'anno, e per me ha un pò il sapore del venerdì sera, quando sai che l'indomani sarà l'ultimo giorno prima della festa.  Nell'ultimo Natale i regali li ho ricevuto tanto sotto l'albero quanto (e sopratutto) durante l'intero arco dell'anno: ho accolto tutto, senza diniego alcuno, accettando i regali di responsabilità, quelli di affetto, quelli di maturità, quelli di prospettiva.   Chi mi vuol bene mi dice che ho bisogno di svagarmi, e forse lo svago oggi potrebbe rappresentare proprio il regalo più "necessario".   Caro Babbo Natale, io non so se questo regalo mi possa far veramente felice, visto che la felicità la incontro quotidianamente, ma forse potrebbe alleggerirmi del tanto carico a cui sono sottoposto.   Lo svago forse sarebbe una buona ricarica, ma non so ancora che forma potrebbe avere oggi per me: i tempi delle giornate trascorse a pescare, quelle delle interminabili passeggiate nel bosco a perdersi nella felicità di farlo, la festa del paese piuttosto che la castagnicoltura, e poi le giratine in vespa o le zingarate in macchina con gli amici.   Quei tempi, andati, non saprei come recuperarli, e forse non vorrei mai recuperarli.   Quello svago è lì, nei miei ricordi, e mi ha dato tanto di quello che oggi sono: a quello svago devo buona parte della mia spensieratezza, della mia goliardia, e del mio sorriso.   Ma quei tempi sono andati...   Ecco allora che penso piuttosto a questo regalo: lo svago, si, ma sopratutto la capacità di sapermi svagare.    Riuscire a farlo oggi, nel mio presente, staccato da quel ricordo felice che spesso mi rende infelice.   Credo che questo sarebbe un regalo che cambierebbe molto del mio vivere.   Un altro regalo e l'ascolto: caro Babbo Natale, mai come in questo momento ho bisogno di essere ascoltato, in mezzo a tutte queste Vite da ascoltare...sempre.   Tutti hanno da dirmi, tutti hanno da passarmi, tutti hanno da scaricare, e sin troppe volte mi sono chiesto quando potrò essere ascoltato io... ascoltato sino in fondo.   Tanta energia, troppa fatica, per un infinito muro da scalare, per cerimoniali annusati troppe volte, per discorsi che conosco sin troppo bene, per silenzi dal doppio taglio: essere memoria, coscienza, ascolto e sprono per il prossimo, sono condizioni che mi accompagnano dal mio Sempre..   Ascolto, inteso come volontà di comprendere, o perlomeno di provarci; ascolto senza pregiudizio; ascolto, essendo pronti a rimettersi in discussione.   Ed anche di questo regalo in effetti ne avrei tanto bisogno.   Poi arriva il terzo regalo, estremamente materiale: ho bisogno di rifare la frizione alt trattore, sennò farò ancora più danno rompendo anche il cambio.   Mi ci vuole, sennò non potrò lavorare...   Magari anche la stalla nuova potrebbe essere un regalo assai ambito, ma più che la stalla mi basterebbero i permessi per realizzarla: quelli si che sarebbero dei regali fantastici.    E poi......una borsa piena di sorrisi per la nipotina appena nata, che possa accompagnarla per l'intera sua Vita; consapevolezza, a quanti se ne siano scortati il significato, senza che debba rammentarglielo io, rischiando d'essere mandato a quel paese ogni volta; il nuovo sogno di Enne che si realizza, senza frenesie ed irrequietudini, ma con la Passione che merita di poter liberare nel suo vivere; saper tornare in sella alla moto, dopo trent'anni che non lo fa, senza la paura di cadere, ma con la paura per non strafare; il tempo di studiare per Lei, e la tranquillità per farlo, mettendosi in gioco ancora...   E poi tanti sarebbero i regali da chiederti, ma su tutti uno ritorna sempre alla mia mente: che questo Natale possa essere l'inizio di una nuova Vita per quanti abbiano necessità di lasciarsi alle spalle molto del proprio passato.   Tra grida e luci sfavillanti, tra corse frenetiche e ruoli da recitare, tra telefonini che illuminano le tante facce e facce che non sanno più illuminarsi, io ti aspetterò, anche domani notte, fermo e buono, certo di riuscire ancora di saper approfittare di un tuo passo falso, solo per poterti rivedere dopo tanti anni.Certo che passerai, come sempre hai fatto.   Ti aspetto..."

A voi, avventori occasionali, lettori abituali, timidi e spavaldi, io auguro di trovare Passione e Determinazione sotto i vostri alberi di Natale: Passione per rafforzare le cose belle che le vostre Vite sanno darvi sempre, e Determinazione per continuare a ricercarle anche quando credete di averle perse.
Grazie per essere i miei Ascoltatori, anche in questi giorni di Festa.


Buon Natale a tutti
dall'Agricoltore Anacronistico



giovedì 15 dicembre 2016

Apparire: riflessione di una mosca bianca (o pecora nera)

Apparire, ossia farsi vedere, risultare allo sguardo altrui, sembrare.
Apparire, ossia porre nel prossimo l'immagine di se stesso, porre nel prossimo le basi per l'idea che si potrebbe (dovrebbe o saprebbe) avere di se stessi.
Apparire...

Questa, per me che non son sociologo, né un filosofo né tanto meno uno psicologo, è l'era dove l'apparire è l'IMPERATIVO.
Un era in cui la corsa frenetica al giudizio degli altri è costantemente palese.
E' l'era delle condivisioni dell'effimero.
E' l'era delle condivisioni del superfluo.
E' l'era delle condivisioni degli schermi delle nostre paure.
Io proprio non capisco...
Io non capisco come, giunti a questo punto della nostra evoluzione, con la Coscienza che ci è data e le immense capacità intellettive di cui tutti disponiamo,si venga inevitabilmente proiettati verso quel Pantano di "inettitudine all'essere senza apparire".
Essere senza apparire...
Essere, senza necessità di metterci un volto, un nome, un indirizzo.
Essere, semplicemente forti del nostro Essere, convintamente noi stessi senza dovere svelare al prossimo gli orpelli di questo nostro Essere.
Essere, donando il nocciolo, senza le mille bucce.
Essere, senza apparire, senza numeri che ci qualifichino, caselle spuntate, classifiche, insiemi, recinti...RECINTI.
E' come se oggi, nella volontà di apparire, e quindi di godere sempre del giudizio altrui, ci si ficchi costantemente in Recinti, ed ecco che invece di elevarsi nel nostro Essere, ci si scavano fosse tutt'attorno.
Indebitarsi per comprare un auto...un vestito...per partecipare ad un evento...per uno smartphone.
Perchè se non c'è possesso, non siamo nessuno.
Perchè se non seguiamo il fiume, saremo isolati.
Perchè il giudizio che gli altri hanno di noi, è certamente più importante al giudizio che noi abbiamo di noi stessi.
Sorridere, sempre e comunque, quando non abbiamo nulla per cui sorridere.
Fare vedere che si sta bene, che tutto è bello...anzi, perfetto, nelle nostre vite.
Godere quasi dell'invidia che gli altri nutrono per queste nostre vite.
Esagerare, allontanandosi da una qualche morale, pur di risultare "migliori" o..."i migliori".
Oppure essere aggressivi, a prescindere, offendere, farsi vedere che siamo dei tipi tosti, tipi con gli attributi, pronti a far valere la propria idea ad ogni costo: belligeranti, tanto per un parcheggio privato occupato quanto per una fila all'ufficio postale.
Essere pronti a mettere in discussione qualsiasi convenzione sociale e di buona educazione pur di affondare chi non la pensi come noi.
Apparire decisi, migliori in questo, apparire, appunto...
...e nutrire l'Ego, costantemente, sino a renderlo obeso...e continuare a nutrirlo.

E' l'era dei SOCIAL...dei social vissuti in maniera superficiale, dove si ha la grandissima opportunità di poter fare CONDIVISIONE, e dove invece si rischia di non aver coscienza di questo grande potere che ci è dato.
Il potere di smuovere le coscienze altrui, di liberare il nostro profondo, di cercare correnti di pensiero che sappiano traghettarci, di trovare proprie isole, di lasciare che le nostre identità possano dare e ricevere in una fusione che alla base della condivisione.
Quel potere immenso che mai sino a questo punto ci era stato dato: portare, dalla comoda poltrona delle nostre scrivanie, o dalle mattonelle telefoniche che non ci abbandonano mai nel nostro quotidiano, portare appunto il nostro pensiero...OVUNQUE.
...
Io sono un contadino, anzi un Agricoltore: nella vita ho studiato solo per l'Agricoltura, e non mi intendo di molto altro.
Mi reputo una persona semplice, cerco di vivere in modo semplice, ed amo la semplicità.
Non ho velleità filosofiche o sociologiche, e scrivo per come parlo, e parlo per come penso: senza certificati, attributi referenziari , pergamene o titoli.
Parlo, semplicemente per quello che sono, ed esprimo una mia opinione, certamente opinabilissima, ma sacrosanta per me.
Non ho interesse di scalare classifiche, essere Primo o Migliore in qualcosa, e nemmeno di godere del consenso dei più...tutt'altro.
Ma sono affascinato, letteralmente affascinato dalla Potenza che questi Social Media hanno: il famoso click che porta un pensiero a disposizione di chiunque voglia, senza confine di spazio e di tempo.
Poter Essere, nell'immediato, e poter ricevere, nell'immediato.
Ne sono profondamente affascinato, intimorito, ma incuriosito, ma...
Sapere che tutto questo, che questo mezzo di comunicazione, di socializzazione, di fratellanza (magari esagerando...)...sapere che questo mezzo che ha la possibilità di renderci comunità, e di offrire comunione ai nostri pensieri...sapere che questa Potenza venga sfruttata così...mi fa veramente perdere le staffe.
Gattini.
Gattini che fanno i gattini.
Amici.
Amici che nei social sono classificati come tali, ma che se ci trovano per strada manco ci cacano.
Amici, che fanno numero, che scalano classifiche,che ci servono a scalare classifiche, e che (spesso) si palesano come tali solo perchè mossi da quell'IRREFRENABILE BISOGNO IPOCRITA DI SPIARCI.
Amici, confusi nelle nostre Vite messe in Mostra, dei quali presto ci dimenticheremo.
Vite messe in mostra, nell'aspetto (spesso) più trash del significato, esponendo noi e le nostre vite agli occhi di tutti.
Vite messe in mostra, nella NECESSITA' DI DARSI IN PASTO ALLA SOCIETA', di darsi in pasto al giudizio, di darsi in pasto al momento.
Un trucco, pesante e becero, del nostro Essere.
Un'apparenza, fatta di consensi, di seguiti, di commenti positivi, e retta sull'effimero.
Un'apparenza che forse nasconde la più grande verità: il consenso rende forti anche chi ha deboli contenuti...
Gattini.
Retorica.
Aforismi.
La Buona Notte data al Mondo, nell'attesa che il Mondo ci possa rispondere.
Luoghi comuni, tantissimi.
Frasi dette e ridette, consunte dalle troppe bocche (e tastiere) che le hanno trasportate.
Gruppi nati e morti in pochi istanti, vere e proprie tribù del momento, dove i numeri non possono reggere i contenuti, e quindi svanite in flatulenze e subito rimosse dal ricordo.
Ed ancora...Apparire.
Ridondante "niente", che occupa spazio e tempo  proprio dove lo spazio e tempo non hanno confini, con un effetto tsunami infinito.
Apparire, tentando di accendere luci senza disporre di riflettori.
...
E' questo un tasto dolente per me, e sono consapevole che questa mia posizione non sia condivisa, ma piuttosto indigni la maggior parte delle persone.
Vivo un conflitto interno, oramai da anni, fatto di curiosità e di sdegno.
Mosca bianca...o piuttosto pecora nera.
Non sento il bisogno di apparire, o perlomeno non ne ho consapevolezza, e non voglio portare avanti questa crociata idealistica scontrandomi quotidianamente contro dei mulini a vento.
Rimango in disparte, esprimendo un'opinione che è confinata ad un luogo (questo) che non è considerato "sociale", esposto comunque alla critica e bersaglio dell'indignazione di chi non la pensi come me.
Rimango in disparte, e solo dopo tanti anni di questo "angolo" mi esprimo in modo più netto su un argomento che troppo spesso tarla il mio fegato.
Io non sono anti-social.
Io sono pro-social.
Io sono pro-social, purchè i significati delle parole, ed i concetti del SOCIALE rimangano tali anche in quelle piattaforme.
Che gli Amici possano considerarsi REALMENTE tali: forse sono io che sbaglio e che do un valore così alto all'Amicizia? A quel legame sentimentale che ci lega al prossimo, spesso in modo indissolubile, anche per una vita intera (ed oltre...).
Le parole sono importanti, e cazzo se la parola Amicizia ce l'ha.
Oggi, dove due persone si conoscono e dopo tre ore si chiamano "Amò", io proprio non so viverci.
Oggi, dove uno ti clicca, ti tagga, ti chiede l'Amicizia, e poi lo trovi in fila al supermercato e  manco ti fa mezzo sorriso.
Oggi, dove si usa questa Potenza dei social media per far "appendere" stucchevoli quadretti con frasi fatte, allegando immagini di vite altrui con le quali nulla si ha a che fare, aggrappandosi a carovane senza sapere quali siano le destinazioni, non con leggerezza (magari fosse quella) ma con convinzione (naturalmente temporanea) di avere le risposte giuste (senza essersi poste le domande sbagliate).
Oggi, dove l'Apparire continua a spingere per vincere sull'Essere, io mi sento veramente solo, e lontano dalla buona parte del resto di questo Momento.
Indignato, certamente frastornato, impaurito, affranto, ma anche motivato, convinto, incuriosito: mi pongo in disparte, osservatore non sempre silente, tentando di aspettare che questa piena scenda a valle, certo che travolgerà ancora tanto e tanti.
Senza supponenza, saccenza o arroganza, solo con la mia testa e quanto ne deriva, guardo i fiumi di persone che camminano a testa china, impugnando quei cosi luminescenti e vivendo nelle vite messe in mostra da altri, senza curarsi di dove stiano camminando o chi stiano incontrando nella Realtà.
Coppie di giovani sposi, l'uno di fronte all'altra, che al ristorante non parlano ma spippolano su quelle mattonelle digitali, senza godersi il piacere della Presenza dell'altra persona, e alienati in quei ruoli così assurdamente distanti dal Reale.
Ridono, di battute non dette...si arrabbiano, per parole non udite, e mi chiedo che emozioni riescano ancora a provare, così assorbiti da quegli schermi e così DISTANTI dalla percezione del Reale.
Si fanno la foto, il selfii, e SUBITO tutto il mondo deve sapere dove siamo, cosa facciamo, cosa pensiano...
...ed il bello è che ci sono decine, centinaia se non migliaia di Amici pronti a commentare e dare soddisfazione a quei momenti che non vengono vissuti, goduti,  né da chi commenta né tanto meno da chi dovrebbe viverli invece di spippolare...

Credo che tutta questa Apparenza, mossa da una sorta di arrivismo verso il consenso altrui, sia figlia anche di grandi insicurezze e della paura della solitudine.
Apparire, senza più curarsi di Essere: questo, a mio avviso, è il vero male di questa era.
Io, Anacronistico più che mai, non mi ritengo migliore o peggiore, ma tanto diverso...


martedì 13 dicembre 2016

Oggi è Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia

Lo dicevano sempre tutte le mie amate bisnonne, ogni anno, immancabilmente.
Lo dicevano anche i miei nonni, paterni e materni.
Me lo ha detto mia nonna, che durante la telefonata di ieri mi ha ricordato questo appuntamento.

Si sa bene che il giorno più corto, inteso come quello con il numero minore di ore di luce, è il 22 dicembre: giorno in cui avviene il solstizio d'inverno, ed in cui le ore di luce sono le minime registrate durante tutto l'anno.
Ricordo bene come questa cosa, nella mia testa di bimbo delle elementari, proprio non mi tornasse: come poteva essere il primo giorno d'inverno quello più corto quando tutti i nonni dicevano che si trattava del giorno di Santa Lucia?
La Maestra, donna d'altri tempi e prossima alla pensione, oramai pronta alle domande più disparate dei suoi alunni, ricordo che mi rispose più o meno in questo modo.
"Hanno ragione i tuoi nonni, ma anche l'astronomia..." scienza che proprio da quel momento mi interessai a seguire con crescente curiosità "...perchè è l'inclinazione della nostra Terra a cambiare, ed a farci trovare più esposti o meno...più vicini o meno al Sole.
E' nel solstizio d'inverno che abbiamo meno luce perchè la Terra avvicina di più i piedi e meno la testa verso il Sole.
Infatti, immaginando la Terra proprio come un bimbo seduto di fronte alla stufa a legna, se questo si scalda i piedi si scalda meno meno la testa, oppure viceversa, a seconda di come sta seduto."
Quell'immagine di quel bimbo intento a scaldarsi mi torna alla mente anche oggi...
Ma quando le chiesi perchè il giorno di Santa Lucia continuasse a venire considerato il più corto, perlomeno da tutti i miei nonni, lei mi rispose così: "A noi pare più corto perchè effettivamente il sole tramonta prima, ma non è il più corto perchè quello con meno ore di luce sarà il 22 dicembre".
Povera la mia Maestra, quante domande difficili per lei che era nata poco prima della guerra, e che aveva insegnato a generazioni di bimbi di paese: a lei non posi mai quell'ultima domanda, che sarebbe risultata fatale e l'avrebbe fatta arrabbiare.
E non seppi mai, perlomeno sino a che non me lo studiai da solo in età adulta, il vero motivo di quel "il sole tramonta prima" in quella che non era la giornata con meno ore di luce.
Scoprire che comunque nel giorno di Santa Lucia l'alba arrivava prima rispetto a quello del solstizio fu una vera rivelazione.
Ripensandoci sarebbe bello andarla trovare e raccontarle questo mistero di bimbo... oramai risolto.

Oggi, giorno di Santa Lucia, la tramontana ha aiutato i merli a cantare sino al tramonto, ed il cielo terso ha portato profumi di freddo.
Ripenso al mese di giugno, a tutta quella fatica, alle giornate interminabili, ed a quanto desideravo questo momento dell'anno.  Ed anche se come un leone in gabbia, mi godo il camino e ne approfitto per leggere un libro.
Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia...